Oggi
parleremo di uno dei miei autori preferiti: Thomas Bernhard (da ora in poi B.).
Inizio col
dirvi che credo di avere letto ogni cosa di B., dalle poesie ai racconti fino
ad arrivare a leggere le sceneggiature di Roberto Herlitzka per la
trasposizione teatrale dell'opera.
B. secondo
me è un genio, ha un modo di scrivere unico, quella sensazione di inceppare
durante la lettura data dalle sue parole che spezzano la frase (così lui, così
io) che in un primo momento sembrano irritare il lettore, poi invece si cercano,
si tenta di incastrarle bene nel discorso per capire a pieno il macrocosmo di
B.
"
Dobbiamo ogni tanto andare a prenderci un po’ d’aria fresca, diceva, altrimenti
saremo impediti nel nostro procedere e paralizzati nel nostro intento di
raggiungere risultati davvero eccelsi.
Con se
stesso era l’uomo più spietato che si possa immaginare. Non si concedeva la più
piccola inesattezza. Solamente dal pensiero estraeva i suoi discorsi. Detestava
le persone che parlano senza aver finito di pensare, quindi detestata tutta
l’umanità."
Frasi come
questa già descrivo in modo chiaro il contenuto dell'opera, l'intimità dei
dialoghi e i pensieri dei personaggi. Tutto può apparire monotono e
ciclicamente si ha la sensazione che gli eventi si ripetano stremando il
lettore, ma non è così. Gli eventi ruotano in una spirale che ti tira giù, che ti succhia lasciandoti provare ad ogni livello una nuova sensazione, una nuova
realtà.
Un romanzo
di 186 pagine costruito su 3 personaggi che sembrano uguali, che si ha come la
sensazioni che in alcuni tratti si scambino pure di ruolo, ma tutto invece
rimane perfetto, squisitamente armonico, tutto riprende forma e ti ricattura fino alla fine.
F.V.
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